Intervista a Fabio Mariani

Siamo oggi in compagnia di Fabio Mariani, uno dei maggiori esponenti della chitarra Jazz in Italia, che ci dedica un po del suo tempo per parlare di musica e didattica!

 

Buongiorno Fabio, innanzi tutto parlaci dei tuoi studi, cosa ha fatto scattare in te la voglia di suonare la chitarra e che studi hai affrontato fino a diventare un insegnante di conservatorio e autore di molti libri e albums?

FM: Buongiorno a te e grazie di dedicarmi un pò di spazio… ormai merce rara!

Ho iniziato a suonare la chitarra a 14 anni, per caso, un gruppo di miei amici avevano una band e suonavano la musica dei Pooh e io andavo ad ascoltarli, mi innamorai della chitarra e il chitarrista mio amico mi prestò per qualche settimana una vecchia Eko. Non me ne staccai per giorni interi e questo convinse i miei genitori a comprarmene una.

Ma il salto di qualità lo feci quasi un anno dopo quando, sempre per caso, incontrai un uomo che abitava qualche piano sopra di me che mi mise davanti a un mondo sconosciuto: il Jazz. E da lì fu tutto un divenire veloce e inarrestabile.

Ore, giorni, settimane ad ascoltare Wes Montgomery e George Benson da cui fui letteralmente “fulminato” e cercavo di “copiare” ciò che ascoltavo, fu un gesto istintivo, nessuno mi aveva detto di farlo.

Poi studiai Armonia con Amedeo Tommasi al Saint Louis nel 1977/78 e poi con Gerardo Iacoucci al conservatorio di Frosinone.

Dopo poco tempo molti del mio quartiere cominciarono a chiedermi Lezioni e io mi improvvisai docente cercando di fare del mio meglio per trasferire quel poco che avevo capito da autodidatta.

Nacquero tanti appunti che nel giro di qualche anno divennero il “Trattato di Chitarra Jazz” che è stato il mio vero Passpartout per la notorietà, libro che ho scritto tra il 1980 e il 1982 e fu pubblicato, sotto lo stimolo di Franco Cerri a cui lo feci vedere in anteprima, la prima volta nel 1984 da Franco Muzzio editore e poi ristampato nel 1998 da Warner Libri e poi Carisch e ora Hal Leonard Europe.

Come sono cambiate, se lo sono, le tue influenze musicali da quando hai iniziato fino ad oggi, e cosa richiama maggiormente la tua attenzione in un artista quando lo ascolti? Cosa vai a ricercare nella musica?

FM: Come dicevo fui letteralmente catturato dallo stile di George Benson, da quella Fusion melodica, piena di ritmo e fraseggi virtuosi ma pieni di Blues.

Poi negli anni a venire tutta l’epoca della fusion elettrica mi ha colpito in pieno fino a diventarne io stesso, involontariamente, un protagonista a metà anni ’80. Per cui John Scofield, Mike Stern, Pat Metheny, Scott Henderson, Robben Ford…

Poi quel momento storico finì dopo un decennio e io mi ritrovai a fare i conti con il mio gusto che cambiava ogni giorno.

Dopo aver trascorso anni con rack pieni di effetti, pre e testate valvolari, chitarre MIDI… cominciai a riassaporare il “piacere” di suonare con una chitarra acustica e tutto cambiò di nuovo, mi resi conto dell’importanza del “tocco”, delle corde, del plettro, del cavo… i veri elementi che fanno il suono. Ora suono con una D’Angelico e un ampli Markacoustic e le mie mani.

Cosa cerco? Sai io sostengo in modo un pò ironico se vuoi… scherzoso ma realistico che la Musica o fa cantare, o fa ballare, o fa sognare… se non fa nessuna di queste cose fa c..are…!

Per cui cerco una delle prime 3 componenti… devo dire che invece sempre più spesso incontro Musica della 4^ specie…;-)

Parlando della didattica tutti i tuoi studenti si stanno preparando alla vita reale nel mondo della musica, ma il mondo della musica è cambiato molto rispetto a quando ne sei entrato te, cosa puoi consigliare a chi vuole fare questo mestiere? Cosa si deve aspettare?

FM: Domanda chiave alla quale non ho una risposta certa…

Ai miei tempi si suonava tanto in ogni città, si potevano fare centinaia di serate ogni anno. A Roma c’erano decine di Club dove suonare, sperimentare, crescere…

E poi c’era il Lavoro… Tour Pop, Tour teatrali, TV, la discografia…

Io ho avuto la fortuna di lavorare con Ivan Graziani, Bruno Martino, Mia Martini, Teresa De Sio, Gigi Proietti, Pino Daniele (che fù il mio più illustre allievo alla fine degli anni ’80) e poi Claudio Baglioni, Renato Zero… e tante colonne sonore per film del cinema e della TV.

Ora tutto questo non c’è più da tanto tempo … poi questo Covid-Time ci ha messo il carico da 90.

Ai miei tempi si facevano i Dischi (così li chiamavamo) e si vendevano… la gente era interessata, ma era anche stimolata da una cultura che girava anche in TV. A metà anni ’80 io sono stato ospite di molte trasmissioni su RAI UNO, RAI DUE, Canale 5 che ospitavano giovani artisti di jazz e suonavamo dal vivo…

Questo aiutava molto ovviamente. Gente come Renzo Arbore con le sue trasmissioni hanno contribuito tanto a creare un pubblico sensibile.

Ora esiste la Rete, i Social, non esistono più i Giornali (quei pochi che esistono fanno molta fatica a rimanere in piedi).

I musicisti di oggi e soprattutto di domani devono fare i conti con questa realtà che va sicuramente cavalcata, ma bisogna farlo con senso della misura e professionalità.

Sulla rete ci sono troppi Pseudo-Insegnanti che solo per il gusto dei Like si espongono di continuo, parlano di cose che NON CONOSCONO, che non sanno fare… e la gente viene “informata male”. Sta crescendo a dismisura un “cattivo gusto” determinato da questi Falsi Pubblici.

Questo è il mondo di oggi… e i giovani musicisti devono fare i conti con questa realtà.

Un tempo quando una redazione di Chitarre o Guitar Club (giornali specializzati che vendevano decini di migliaia di copie al mese) faceva una scelta, la faceva sulla base di una certa notorietà o talento. Questo perché nelle redazioni c’erano persone estremamente competenti e innamorate della musica. Oggi Youtube, Facebook o Instagram permettono a chiunque di pubblicare senza filtri selettivi… per cui ci si ritrova un mondo di sconosciuti che si pubblicizzano molto bene come se fossero … e invece sono il nulla…!

La gratuità della rete è il vero ostacolo… come faranno i giovani ad avere un reddito con la propria musica?

Io sono convinto che una soluzione c’è… ma ignoro ancora quale sia…! Confido che i giovani talentuosi ce la faranno comunque. Ne sono certo.

Cosa deve avere una persona per essere preparato ad affrontare la vita da musicista, non solo sotto l’aspetto conoscitivo dello strumento, cosa è importante sapere per muoversi bene in uno studio, in un’orchestra o in altre situazioni?

FM: Un musicista deve essere preparato tecnicamente senza dubbio. La tecnica si crea studiando come se non esistesse un domani… Scale, Arpeggi, Accordi, Brani, Trascrizioni…

E ci vogliono anni per creare una tecnica degna di questo nome. Oltre la tecnica però c’è la conoscenza dell’Armonia, il Gusto, il Suono, il Timing… e tutto ciò lo si crea piano piano ascoltando tanta musica e facendo dentro di sè una selezione di ciò che ci piace e ciò che invece ci piace meno.

La lettura è uno dei grandi ostacoli di molti chitarristi, magari bravissimi tecnicamente e poi davanti a 4 note scritte fanno scena muta. Imparare a leggere è fondamentale non solo per lavorare, ma anche per acquisire altra musica, studiare. Il chitarrista tipico è uno “smanettone”, mettici inoltre che la chitarra è un “buco nero” e trovare le cose spesso è IL PROBLEMA. Questo mi ha spinto a scrivere cosi tanto negli ultimi anni. L’esigenza di fare chiarezza.

Comunque oltre a saper suonare, leggere, avere il giusto suono, c’è una cosa che spesso fa la differenza e diventa MOLTO PIU’ IMPORTANTE: Saper stare al proprio posto… non parlare se non si è interpellati, non parlare male degli altri, non cercare di far prevalere il proprio pensiero, avere sempre un atteggiamento positivo, propositivo, tranquillo.

Semplicemente essere delle brave persone educate… questo si, fà la differenza.

Quelli pieni di sé non fanno molta strada in genere.

Abbiamo già recensito due dei tuoi libri ma ne hai pubblicati molti altri, parlaci del percorso didattico che proponi al conservatorio e come questi libri fanno da guida.

FM: Nei Conservatori il percorso oramai è in 5 anni (Triennio + Biennio) e spesso non bastano. Esiste una fascia propedeutica (un triennio al massimo) in cui si può parcheggiare uno studente fino al raggiungimento del livello adeguato, ma spesso neanche quel triennio è sufficiente.

Per superare un Esame di Ammissione nei Conservatori bisogna già saper suonare, improvvisare, avere un repertorio, leggere e avere una certa disinvoltura. Ecco questo mi ha guidato nella stesura di questa collana…

La tecnica e la conoscenza della tastiera sono due elementi Fondamentali. La tecnica si sviluppa esercitandosi “a tempo” su scale, triadi, arpeggi a 4 voci nelle principali strutture armoniche. Dai gradi congiunti della scala, alle Cadenze Maggiori, le Cadenze Minori, i Turnarounds. Poi ci sono due “bestie nere” che sono il Blues e i Rhythm Changes che vanno affrontati, sembrano facili e invece non lo sono. Questo mette in ginocchio tutti all’inizio senza il giusto metodo.

Poi bisogna affrontare un Repertorio e ogni brano è un mondo a sé stante, da affrontare, studiare, capire.

Tonalità, velocità, ritmo, durata, chorus… ogni brano ha il suo mondo.

Ogni studente ha un suo bagaglio fatto di cose che ha già capito e altre che invece sono oscure, ignote.

Io personalizzo inevitabilmente il percorso per adattarlo al singolo studente e soprattutto valorizzare ciò che già ha e sviluppare pertanto più velocemente ciò che manca.

Il Corso Professionale di Chitarra Jazz/Pop diviso in 3 Volumi l’ho pensato per colmare quella conoscenza che spesso è il vero ostacolo al suonare veramente, soprattutto il Jazz.

I Volumi 1 & 2 sono dedicati alle scale, triadi e arpeggi a 4 voci sulle strutture di base che dicevamo prima. Sono Studi, sia melodici che armonici, da leggere e memorizzare per fare propria la “conoscenza della tastiera”. In questi Volumi non ci sono spiegazioni perché non c’è nulla da spiegare, bisogna FARE. Tutte le spiegazioni teoriche sono contenute nel “Manuale di Accordi, Scale e Arpeggi” che invece ha un ruolo Enciclopedico nella collana.

Il Volume 3 è già dentro al linguaggio del jazz infatti ci sono frasi usando le scale alterate, gli arpeggi diminuiti, aumentati, minori melodiche ecc… sempre utilizzando la mappatura del CAGED usata nei primi due volumi.

Ma prima di affrontare il Volume 3 io consiglio di studiare il libro “ARPEGGI Geometri orizzontali” (dopo il Volume 2).

Questo è un lavoro particolare che serve a “guardare la chitarra” in un modo nuovo.

Destra e Sinistra su ogni corda e scopri un mondo… affrontarlo PRIMA non serve, dopo il Volume Due invece “apre il cervello”… provare per credere.

L’ultimo libro Arpeggi fa parte della collana dedicata allo studio del conservatorio, stai lavorando ad altri manuali? Come possono essere utilizzati tutti i tuoi libri anche da chi non frequenta il conservatorio o non fa lezioni direttamente con te? Che consigli daresti a chi vuole prendere i tuoi volumi e li vuole sfruttare al massimo?

FM: Si, stanno uscendo (febbraio 2021) i 2 Volumi di “Improvvisazione per chitarra” Vol. 1 e 2.

Il Volume 1 è di livello Base/Intermedio e parte dalle basi… Le Note target, e porta per mano nel “giocare” con il “disordine melodico e disordine ritmico” che sono le prime forme di creatività necessaria da praticare sugli accordi.

In questo Volume ci sono la mappatura di tutti gli Arpeggi nella Cadenza Maggiore e nella Cadenza Minore su tutta la tastiera divisa nella solite 5 Aree, con tanto di Tavole Sinottiche che più di qualsiasi Tablatura aiutano a “guardare” e pertanto a conoscere la Tastiera. Il Volume Uno si conclude con un capitolo molto approfondito in cui si affrontano le armonie di “Blue Bossa”, noto standard basato su un’armonia che contiene sia una modulazione Maggiore che una Modulazione Minore. Terreno adatto a mettere in pratica le risorse apprese nei capitoli precedenti.

Dopo lo studio degli arpeggi in ogni area c’è un Solo scritto (e suonato in mp3 da ascoltare) che poi via via si unisce agli altri chorus delle altre Aree, fino a creare un lungo Solo di 5 chorus che percorrono la tastiera in orizzontale.

Dopo c’è un mio Solo da trascrivere… esercizio fondamentale per allenare l’orecchio e l’immaginazione.

Il Volume 2 è di livello Intermedio/Avanzato. In questo affronto le Famiglie degli accordi, le estensioni dei gradi familiari, le Superimposition tonali. Dopo affronto le Scale Bebop e Le Super Imposition politonali derivanti dal principio Diminuito. Dopo tutto questo studio ci sono 6 Capitoli dedicati agli stili di George Benson, Pat Martino, Joe Pass, Bireli Lagrene, Hank Garland… trascrizioni che ho fatto negli anni, tratte da loro assoli importanti che io ho decontestualizzato e analizzato. Un ultimo capitolo è dedicato a Django e ho chiesto al mio amico Salvatore Russo di occuparsene essendo lui il più grande conoscitore dello stile di Django. Questo capitolo porterà il sottoscritto ad essere il primo a studiare su questo libro…

In pratica unire:

Manuale di accordi scale & arpeggi

Corso pro Vol. 1 e 2

√ Improvvisazione Vol. 1 Livello Base

Per la preparazione di Base

Manuale di accordi scale & arpeggi

Arpeggi geometri orizzontali

Corso pro Vol. 3

√ Improvvisazione Vol. 1/2 Livello Intermedio

Per superare il livello di un Triennio unendo lo studio dei miei libri ad un repertorio adeguato di standards

Improvvisazione Vol. 2 Livello Avanzato

Trattato di Improvvisazione e Armonia moderna

 Per superare il livello di un Biennio unendo lo studio dei miei libri ad un repertorio adeguato di standards.

Oggi il mondo della musica suonata nei locali e negli album è cambiata tantissimo, la tua discografia personale racchiude molti albums, vale ancora la pena realizzare un cd o realizzare dei singoli? In che modo secondo te un artista oggi riesce ad emergere, ahimè su internet?

FM: Di solito un musicista ha l’esigenza di registrare per “fermare” un momento artistico, più che per vendere.

Non so come può emergere oggi un giovane… Ma sono certo che i giovani troveranno un modo.

Se vuole aggiungere qualcosa o consigliare qualcosa a chi sta affrontando questo periodo così difficile dove però ritrova sollievo nella chitarra sicuramente farà piacere, grazie del tempo!

A presto

FM: La Musica è terapeutica… la Grande Musica lo è ancor di più.

Ascoltatela… farà bene all’anima…!

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